Di tutte le valli dell’Italia Settentrionale, solo una può vantare una specifica segnaletica già a partire da Milano città: la Val Tidone; in effetti è addirittura una strada statale a condurre dalla Città alla Valle. Questo fatto è indicativo dei profondi ed antichi rapporti tra la Grande Città ed una piccola Valle, da sempre tuttavia molto frequentata e nota. D’altro canto, per motivi storici e di vicinanza, Valverde, pur affacciandosi sulla Val Tidone, risulta legata soprattutto alla Val Staffora, la principale valle dell’Oltrepò Pavese. Si potrebbe persino proporre una relazione: la Val Staffora e Valverde sono legate ai Malaspina come la Val Tidone lo è ai Dal Verme e ai Landi. Pertanto dalla cima di Monte Bruno potremo volgere lo sguardo e la nostra attenzione sia verso l’angusta Val Tidone sia sull’ ampia Val Staffora, valle che tramanda un antico nome longobardo.
Valverde può vantare una storia di oltre 2500 anni, con una testimonianza inoppugnabile: i reperti archeologici. Di fatto, sull'erta di Verde, sono affiorati molti reperti ceramici la cui tipologia è propria dell’Età del Ferro, in particolare piccole olle, ciotole, bicchieri (alcuni dei quali decorati) e soprattutto frammenti di urne funerarie biconiche tipiche del “golasecchiano”
Cronologia storica di Valverde
900 a.C. (inizio Età del Ferro in Italia settentrionale) ÷ 200 a.C.: insediamenti Liguri e Celti (circa 700 anni)
200 a.C. ÷ 476 d.C.: dominazione romana (circa 676 anni)
476 ÷ 774: Regni Longobardi (298 anni)
774 ÷ 833: Regni Carolingi (58 anni)
833 ÷ 1014: Corte di Verde, giurisdizione del Monastero di Bobbio (131 anni)
1014 ÷ 1155: Corte di Verde, giurisdizione del Vescovo di Bobbio (141 anni)
1155 ÷ 1298 (circa): Feudo piacentino (143 anni)
1298 (circa) ÷ 1351: Feudo dei Landi (53 anni)
1351 ÷ 1528: Marchesato dei Malaspina, prima come Livellari del Vescovo e poi proprietari di fatto (177 anni)
1528 ÷ 1538: Feudo Dal Verme (10 anni)
1538 ÷ 1797: (dal 1748 Principato di Piemonte) di nuovo ai Malaspina (*) (259 anni)
1797 ÷ 1814: l’Oltrepò, con il Piemonte, è annesso alla Francia (17 anni)
1814 ÷ 1929: Regno Sardo e poi Regno d’Italia, Valverde diventa Comune autonomo (115 anni)
1929 ÷ 1956: annesso al Comune di Zavattarello (27 anni)
1956 ÷ oggi: Comune autonomo in Provincia di Pavia
Un’agricoltura povera
La nascita dell’agricoltura ha prodotto una ampia riorganizzazione della società umana. Di fatto l’uomo, originariamente nomade, diventa sedentario aggregandosi in gruppi socialmente pluristratificati: la capacità di accumulare cibo gli permette (purtroppo) di riprodursi esponenzialmente. Restringendo invece il campo d’osservazione ai nostri territori, subito possiamo renderci conto di una vistosa differenza nella redditività agricola: ricca l’agricoltura della pianura, buona quella legata alla collina (grazie alla vite), povera quella di montagna: sostanzialmente “agricoltura di sopravvivenza” volta cioè al sostentamento e con una produzione di reddito molto bassa. Durante molti secoli, dall’alba della storia sin alle soglie della II guerra mondiale, vengono coltivati oltre una ventina di tipi di vegetali, gli animali domestici sono invece circa una dozzina: dal lino alla lana, dal vino all’olio di ravizzone, dal grano alle fave, dagli animali da cortile agli animali da “lavoro”, gli agricoltori sono in grado di produrre quasi tutto quanto di cui necessitano. L’eccedenza è venduta per acquistare gli attrezzi agricoli e le suppellettili per la casa, sebbene il tutto ridotto all’essenziale. Questo però avviene in pianura e nella bassa collina, perché nel territorio montano le rese sono ancor più esigue. I documenti storici della Corte di Valverde ci dicono che essa era divisa in quaranta poderi (sec. IX e X, probabilmente anche in seguito) che dovevano al Monastero di Bobbio 70 moggi di grano, 20 anfore di vino, 10 montoni, una “grossa” di polli (144 = 12 dozzine) e 10 soldi; tutto questo è puntualmente citato sui testi storici. Tuttavia se ci soffermiamo ad analizzare tale “decima” e quantifichiamo il suo valore in lire attuali, vediamo che essa non supera i quattro milioni di lire, somma che suddivisa per le quaranta corti costituisce la piccola cifra di 100.000 lire per ciascuna di esse. Questi quaranta poderi sono assimilabili alle attuali aziende agricole del territorio (che sono 55), che in proporzione dovrebbero ora versare tasse complessivamente per sole 5.500.000 lire annue. Di fatto, in quei tempi e sino al 1.700, la produttività era talmente bassa che spesso ci si accontentava di un raccolto che “pagasse la semente” e, negli anni buoni, il prodotto rappresentava il doppio o il triplo della quantità di grano seminata. Confrontando ciò con le produzioni attuali, osserviamo una resa di 50 kg alla pertica contro gli odierni 400÷500 kg (2). L’agricoltura di oggi a Valverde (condotta da poche ma ben strutturate aziende) è ormai indirizzata verso limitati prodotti: grano, fieno da prato ed erba medica e frutta. Anche gli animali da cortile, i bovini e gli ovini sono quantitativamente esigui; pressoché introvabili i cavalli, l’unico animale ancora allevato è il maiale. Sin a circa mezzo secolo fa questi territori erano noti in tutto l’Oltrepò per gli allevamenti bovini ed in particolare per il bellissimo ecotipo detto “razza varzese” caratterizzato dal mantello paglierino chiaro e dalla presenza di grandi corna. I mercati fornivano coppie di buoi per tutto il territorio collinare, ove sostenevano i duri lavori di aratura e trasporto delle derrate e delle merci: ci piace immaginare che questi piccoli ma vigorosi bovini siano i discendenti di quelli allevati dagli antichi Liguri, primi colonizzatori di queste valli e di queste montagne.
L’aspetto naturalistico
Anche per un territorio limitato come quello della Frazione di Valverde la descrizione degli aspetti naturalistici potrebbe impegnare molte pagine, tali e tante sono le branche delle Scienze Naturali da prendere in esame. Ovviamente non è nostra intenzione stilare un trattato in tal senso, bensì illustrare gli aspetti che possano attirare l’attenzione di un escursionista e, speriamo, anche quella di un gitante distratto. Dunque la Flora, il misterioso mondo dei funghi e la Fauna innanzitutto, ma anche la Geologia. Quest’ultima è una disciplina fondamentale delle Scienze della Terra, in quanto studia e descrive le fenomenologie che modellano il territorio e concorrono alla creazione del paesaggio; i fenomeni geologici inoltre talora interagiscono drammaticamente con le attività umane, come nel caso dei movimenti franosi. Altri aspetti naturalistici hanno correlazione con l’uomo, ad esempio la caccia, la raccolta dei funghi e dei tartufi ed ovviamente la silvicoltura che, nei nostri boschi, ha contribuito alla caratterizzazione dell’attuale paesaggio vegetale attraverso gli impianti di conifere, essenze arboree estranee tuttavia al patrimonio vegetale originario di questi territori. Sottolineiamo infine come un bosco rappresenti un'entità unica pur nella sua complessità. Cento alberi isolati o mille fiori non costituiscono un bosco, ma altrettante singole entità: un bosco è un sistema autosufficiente in perenne divenire, ma sempre simile a se stesso, che vive in equilibrio dinamico interagendo con il clima e con il suolo ed adattandosi ad essi.
Il panorama botanico
Gran parte del territorio della Frazione Valverde, circa il 40%, è ricoperto da ombrose formazioni arboree: è una percentuale elevatissima, una delle più elevate in Italia: è un bene raro che può e deve essere opportunamente sfruttato. Il fatto che la copertura arborea sia stata preservata ha rappresentato un importante fattore per l’equilibrio idrogeologico di questi territori; i declivi disboscati sono infatti spesso soggetti a smottamenti e, nel caso di suoli argillosi, può ingenerarsi la formazione di processi calanchivi. L’elevata percentuale di superficie boscata è conseguente alla natura dei suoli, prevalentemente arenaceo-conglomeratici, quindi poco adatti all’agricoltura, soprattutto quella operata nei secoli scorsi con poveri mezzi. Tuttavia il bosco è sempre stato preziosa sorgente di legname da opera, di pali tutori per la coltivazione della vite e di legna da ardere, nonché di carbone di legna.
Il territorio
Il territorio della Frazione di Valverde presenta una forma vagamente rettangolare, ed è orientato da nord verso sud. A nord confina con il territorio della Frazione di Ruino, ad est con quello del Comune di Zavattarello lungo il percorso del torrente Morcione sino a Campo Ramoso, a sud, per un breve tratto, è delimitato dal territorio comunale di Varzi, e infine, ad ovest, da quello di Val di Nizza. Il rilievo più elevato è Monte Bruno (865 m), seguito da Costa dei Vai (791 m), mentre il castello di Verde è posto a quota 785 metri. Nell ambito della Frazione Valverde nasce il torrente Ardivestra, tributario di destra dello Staffora: ci troviamo infatti sullo spartiacque tra il Tidone e lo Staffora, tuttavia con preponderanza del territorio verso il primo dei due. La superficie comunale è di 1483 ha, simulando all’incirca un rettangolo di 5,5 e 2,7 Km, e quindi di 22.676 pertiche milanesi (unità di misura corrispondente a 654 metri quadrati, unità ancora attuale per quantificare l’estensione di un terreno). La rete stradale comunale si estende per circa 18 Km.
I nuclei abitati
Il nucleo principale della Frazione Valverde è costituito dagli abitati di Località Mombelli, Monticelli e Casa Balestrieri (sede della sede decentrata del Municipio, della chiesa parrocchiale e dell’ufficio postale); le Località presenti nella Frazione Valverde sono poi numerose: Casa d’Agosto e Casa Zanellino nella porzione a nord del territorio, quindi proseguendo verso sud Calghéra, la maggiore, e poi Casa Andrini, Bozzola, Casa Porri, Mandasco, Casa Leone, Narigazzi, Moglio (“möii” è toponimo molto diffuso nell’Oltrepò montano, con significato di “terreno imbevuto d’acqua”), infine Sabbioni e Casa Figino. Tutte queste località, come già detto, hanno antica origine medioevale.